Sono appena
iniziati gli anni settanta e
qualcuno si illude possano far resuscitare
i mitici ’60, ma i più attenti sanno
bene che qualcosa sta cambiando e
non solo nei costumi, frantumati dalla
grande contestazione giovanile che
da noi arriva proprio in quegli anni
e non soltanto dalle logiche stragiste che
costellano quel periodo. Stanno cambiando
anche i tempi e velocemente, ci
allontaniamo dagli anni del boom economico
per lanciarci nella sfortunata crisi economica di metà decennio, anticipata
o forse causata, dalla storica crisi energetica degli anni di mezzo. La Fiat va a gonfie vele, ma ai vertici dell’ azienda qualcuno si accorge che per mantenere alto il buon nome dello storico
marchio, si dovrà procedere ad una
profonda rivoluzione nella tecnologia,
per le utilitarie, la soluzione del ” tutto
dietro “, motore e trazione posteriore.
In effetti nel nord Europa, con la Mini, si sperimenta il tutto avanti, ed è un successo. Ci prova anche la Fiat in previsione
della sostituzione della mitica 850,
ma prima di farlo usa come cavia un
marchio appannato di quegli anni, l’ Autobianchi appena acquisito
nel 1969. Il lancio di una auto che
serva da apripista avviene con la A/112 ed è un grande successo.
La produzione
della Fiat 127, mitica city car,
avviene nel 1971, ma un anno prima vengono tolti i veli al prototipo che comincia a circolare furtivamente e camuffata per Torino e Mirafiori. La
stampa se ne innamora già dalle foto
rubate del tempo, è immediato e nulla
la accosta all’ auto che sta sostituendo, sia nelle forme, che
nella tecnica, così come nel confort. La soluzione
del tutto avanti non da solo benefici
di tenuta e di prestazioni, ma lascia più
spazio all’ abitacolo e consente la nascita del portellone, una rarità in quel tempo e che farà la sua apparizione negli anni a seguire. A
dare le forme della innovativa
autovettura una celebrità,
nientemeno Pio Manzù figlio di Giacomo, uno scultore di rilevantissimo spessore. La linea
della 127 è piacevole, gradevole,
sconcertante per alcuni, disorientati dalle nuove forme dell’ auto, ed è dotata
di un motore brillante per il
periodo, lo storico 903 che sviluppa
47 cavalli . Molto apprezzata per il comportamento su strada, stabile e dalla tenuta sicura, niente a che vedere con le sue antenate, ma quello che colpisce è il confort, abituati alla logica tradizionale dell’ utilitaria
scomoda. Raggiunge la massima velocità
di 140 KM/h e un consumo pari a 6,9 litri per cento chilometri. Ottima la frenata, per la prima volta,
su un’ auto di quel segmento( si
sperimentano i freni misti, a disco
anteriori e a tamburo posteriori), che accorciano
gli spazi di arresto, tenuto conto del
peso della vettura è aumentato a 700 kg.
La 127
diventa presto la vettura per l’ italiano
medio, alla prima versione si affianca nel 1974, la Special, qualche cavallo in più, un leggero restyling
alla carrozzeria e agli interni. Il cambiamento nello stile avverrà nel 1977, quando la concorrenza estera si fa agguerrita, pensiamo alla Renault
5, alla Golf della Wolkswagen e
alla Fiesta della Ford. Quell’ anno si fa bella mostra nei concessionari e la nuova 127 si presenta meno utilitaria, più auto per viaggiare, nelle versioni Confort, Lusso e Confort Lusso.
Aumenta la cilindrata, si abbandona
il 903 a favore di un 1.050 da 50 CV,
è più accessoriata, potente e confortevole. L’ anno dopo, si consacra il successo della Sport da 70 CV, passata ad un 1.3 col primo cambio a 5 rapporti per la categoria in Casa Fiat. Il diesel con la versione Rustica la 147 brasiliana, fanno parte di tutto il percorso che quest’ auto compie
durante la sua lunga vita, cessata
dopo ben 16 anni di successi, a favore di un’ altra vettura storica della Casa italiana, la UNO, capace di trainare l’ azienda ai vertici
della classifica delle vendite, un
primato detenuto dalla 127 per tanti
anni, venduta in oltre tre milioni e 600 mila esemplari.
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